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IL ROTARY CLUB LIGNANO CELEBRA IL CENTENARIO DELLA NASCITA DELL’ARCH. MARCELLO D’OLIVO

07 OTTOBRE 2021

“MARCELLO D’OLIVO E L’ARCHITETTURA TOPOLOGICA – LA GEOMETRIA COME DOMINANTE” DELL’ARCH. ANNA FABRIS

ll Rotary Club Lignano Sabbiadoro-Tagliamento, nel corso della conviviale del 28 settembre 2021, ha voluto ricordare la figura del grande architetto e urbanista friulano Marcello D’Olivo per il suo progetto che diede l’avvio alla nascita e al successivo sviluppo turistico di Lignano divenuta famosa per la spirale, detta “la chiocciola”, che caratterizza l’urbanistica di Lignano Pineta. 

A questo proposito giova fare una passo indietro nel tempo, precisamente al mese di dicembre del 1951, quando un ristretto numero di amici si ritrovò per la tradizionale cena degli auguri di Natale. Fu in quella occasione che qualcuno lanciò l’idea di creare un centro  turistico nella grande pineta di  Lignano. Il concorso, indetto nel 1952 dalla la neo costituita Società Lignano Pineta, fu vinto da  Marcello D’Olivo che ideò la “chiocciola” che divenne l’immagine simbolo della nuova città balneare.

A parlarci compiutamente dell’Architettura Topologica di Marcello D’Olivo la giovane architetto Anna Fabris il cui curriculum viene presentato dal presidente Ivano Movio.

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 “Anna Fabris, dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo XXV Aprile di Portogruaro nel 2011, si iscrive allo IUAV, nota facoltà di architettura di Venezia. 

Il percorso accademico si articola in diverse fasi, a partire dalla Laurea Triennale in Scienze dell’architettura conseguita nel 2014, cui segue il titolo di Laurea Magistrale in Architettura per il Nuovo e l’Antico nell’ottobre del 2016, raggiunto attraverso un percorso di tesi progettuale dal tema: “Riqualificazione del complesso termale di Lignano Sabbiadoro”. 

La tesi, seguita da Armando Dal Fabbro, Professore ordinario di Composizione architettonica presso lo IUAV, prende in considerazione il vecchio stabilimento delle terme di Lignano, aprendo così un varco di conoscenze sull’origine della città di mare e dell’architetto che ne tracciò la morfologia urbana a spirale, ovvero Marcello D’Olivo. 

A febbraio 2017, ottenuto il titolo magistrale, acquisisce l’abilitazione professionale e si iscrive all’Ordine degli Architetti di Venezia, con la matricola 4830. Al contempo inizia un’intensa collaborazione con l’Università IUAV di Venezia nel ruolo di collaboratrice alla didattica affiancando il Prof. Dal Fabbro nei Laboratori progettuali triennali e magistrali e l’attività professionale che tutt’ora continua a svolgere presso lo Studio Fabris. 

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Nel dicembre 2017 supera il concorso di selezione per il Dottorato in Composizione architettonica presentando un programma di ricerca inerente Marcello D’Olivo e una serie di temi legati a una figura affascinante, verso la quale era rimasta in sospeso dalla tesi magistrale una latente curiosità.  Il Dottorato, un percorso di ricerca di tre anni post lauream, considerato il primo passo di una possibile carriera accademica, si è concluso ad aprile 2021 con la tesi: “Marcello D’Olivo e l’architettura topologica. La geometria come dominante”. 

La ricerca, guidata dai Professori Armando Dal Fabbro e Luca Monica, viene giudicata dalla commissione di rilevante valore scientifico per l’innovatività rispetto allo stato dell’arte e per l’originalità della rilettura critica, giudizio che si traduce in una valutazione ottima con lode e attestazione di dignità di pubblicazione del lavoro, ad oggi in fase di elaborazione con la casa editrice Il Poligrafo di Padova”.

Presente alla serata anche Antonio D’Olivo, figlio dell’arch. Marcello, la cui figura viene delineata dal presidente Ivano Movio:

Antonio D’Olivo nasce a Udine e dopo aver frequentato a Roma la Facoltà di Architettura lavora con il padre – l’Arch. Marcello D’Olivo – a Baghdad sul cantiere del Monumento al Milite Ignoto. Nel frattempo si dedica alla stesura di diversi cataloghi di architettura e partecipa con il critico d’arte Enrico Crispolti alla realizzazione di un volume di tutte le opere di Renato Guttuso. 

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Nel 1985 corona la sua passione, ovvero il giornalismo, entrando come cronista parlamentare nella redazione del settimanale Panorama della Mondadori editore.  Tre anni dopo passa al settimanale Epoca, poi al gruppo Class Editori. Nel 1991 entra in Rai, nella redazione del Giornale Radio Rai come inviato e critico cinematografico. Dal 1999 al 2007 è stato uno dei conduttori de Il Baco del Millennio, contenitore culturale di Radio 1 ideato da Piero Dorfles. 

Ha collaborato al volume (Electa Editore) “Marcello D’Olivo Architettura e progetti 1947-1991”. 

Da anni firma servizi, corrispondenze, rubriche, speciali, interviste con i grandi personaggi del mondo dello spettacolo per il GR1, GR2, GR3 e Radio 1, seguendo i maggiori avvenimenti ed i Festival internazionali di Cinema quali Cannes, Venezia, Berlino. Dal 2001 tutti i sabato sul GR2  cura una rubrica di cinema che è stata molto apprezzata anche dal critico radiotelevisivo Aldo Grasso che l’ha definita “vero servizio pubblico” sulle pagine del Corriere della Sera 

È autore del libro “Il Castoro di Carlo Verdone” con il quale ha vinto il premio Diego Fabbri per il “miglior libro di cinema dell’anno”. Ha realizzato diversi cortometraggi partecipando – nel 2002 – anche al Festival di Torino con il corto dal titolo “Dopo”  che ha scritto diretto e interpretato, tratto da uno dei 49 racconti di Ernest Hemingway . 

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Nel 2005 ha vinto un Nastro d’Argento speciale per il cortometraggio “Sei corto a sinistra” che ha scritto, diretto e interpretato. Un suo cortometraggio è dedicato al ricordo del padre. 

Attualmente sta terminando un romanzo.

E’ seguita la relazione dell’arch. Anna Fabris, oggetto della sua recente tesi di dottorato: 

Titolo: MARCELLO D’OLIVO E L’ARCHITETTURA TOPOLOGICA 

La geometria come dominante – Dottorato in Architettura, Città e Design – Curriculum in Composizione Architettonica XXXIII ciclo 

Relatore: Prof. Armando Dal Fabbro – Controrelatore: Prof. Luca Monica 

Negli anni del Secondo Dopoguerra la disciplina architettonica diventa un poliedrico strumento di conoscenza, che sintetizza le tecniche di analisi del territorio che ne consentono un’esaustiva comprensione, arrivando a elaborare il piano della città: un progetto strategico della conformazione urbana, che non lascia più al caso il fenomeno della densificazione, ma che lo dirige secondo norme frutto delle precedenti ricerche. 

Marcello D’Olivo denuncia evidenti tratti di alterità rispetto al milieu culturale contemporaneo attraverso 

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l’elaborazione di un proprio linguaggio figurativo: se da una parte non lo si riconosce come organico, nel senso più intimo del legame opera artificiale e contesto naturale, non lo si identifica neppure come uomo del suo tempo, figlio di un’Italia del dopoguerra, in preda a uno spasmodico ed eccitante tentativo di teorizzazione di un nuovo atteggiamento di ricostruzione. 

A partire da questi presupposti, sembra innanzitutto necessario chiarire cosa questa tesi non è: non è una mera ricostruzione storico-monografica della figura di Marcello D’olivo, architetto friulano di formazione veneziana, attivo negli anni ’50 ma poco ricordato per i molteplici epiteti equivoci che hanno descritto la sua opera mediante la lettura distorta della critica del tempo, filtrata attraverso gli interessi propagandistici filo-americani di Bruno Zevi, tesi al reclutamento ideologico degli architetti italiani che riportassero qualche vago criterio assimilabile al concetto di “organico”. 

Questa tesi non vuole essere nemmeno una celebrazione agiografica dell’architetto oggetto di studio, né tantomeno un’anamnesi completa della sua opera: il lavoro di ricerca condotto attraverso tale tesi di dottorato intende conferire nuovo appannaggio di attualità a dei principi compositivi che caratterizzano l’opera d’oliviana, mediante la vocazione critica del ridisegno e dello smontaggio linguistico-espressivo e costruttivo. 

Pertanto, le vere ragioni che muovono l’interesse verso tale ricerca si ritrovano proprio nel susseguirsi dei tentativi di affermazione ontologica di un lessico interpretativo contemporaneo, evitando, in un pernicioso percorso a ostacoli, di incappare in una delle prime due variabili. 

Il lavoro nasce da una profonda esigenza di vera comprensione dei caratteri dell’opera d’oliviana, accompagnata a un senso di riscatto per un personaggio del panorama architettonico italiano considerato geniale ma tenuto in sordina perché troppo ondivago e indisciplinato per rientrare nei canoni del tempo. 

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Da qui, il personale desiderio di approfondire quali fossero i canoni del tempo, perché D’Olivo non potesse rientrarvisi e soprattutto se fosse effettivamente distante dal milieu culturale in cui si era formato: l’anarchica insofferenza diventa stimolo di ricerca per individuare un lessico, una grammatica, un vocabolario compositivo che possa dimostrare l’universalità dei caratteri architettonici che identificano un forte principio di italianità nel Secondo Dopoguerra e che costituiscono ancora oggi i parametri di contemporaneità. 

Il ricercare dei margini di attualità corrisponde al tentativo di individuazione di un lessico architettonico che possa al contempo decifrare la poetica d’oliviana, pur nella sua alterità, e collocarla all’interno del consolidato panorama di conoscenze architettoniche del nostro tempo. 

La tesi, infatti, si propone di confutare alcuni equivoci che riguardano la figura e l’opera di Marcello D’Olivo e intende farlo attraverso il ridisegno critico applicato a molte delle sue opere, partendo da quelle a scala territoriale, in cui emerge prepotente l’espressionismo organico delle grandi figure zoomorfiche, passando attraverso quelle a scala urbana, dove l’apparente organicità già si fonde a principi geometrici, per approdare, grazie all’analisi condotta alla scala dell’edificio, alla dimostrazione dell’affermazione contenuta nel titolo di questa tesi per cui tutta l’opera sia caratterizzata da una soggiacente struttura geometrica, sia essa di natura cartesiana, che di natura polare. 

La dialettica compositiva, che corrisponde alla conflittuale coesistenza di un’anima contesa tra scienza e poesia, emerge attraverso l’uso della geometria come unico linguaggio capace di legare in un rapporto sinergico il gesto espressivo e le scienze esatte. 

2021107 MarcelloDolivotGli obiettivi a cui tale ricerca ha voluto mirare si sono svelati nell’avvicendarsi dell’iter conoscitivo che ha accompagnato tale lavoro, ponendosi come prepotenti questioni ad ogni salto di scala. L’impalcato metodologico, costruito inizialmente sulla base dello studio bibliografico e dei disegni di archivio, ha dovuto valicare diversi equivoci interpretativi, sostenuti dalle precedenti affermazioni critiche e strutturarsi a partire dall’impulso di andare oltre la dissimulazione. 

A partire dall’embrionale messa in discussione di un’opinione ormai consolidata sull’appartenenza di D’Olivo all’organicismo, sostenuta anche da un’apparente ma convincente lettura pittorica dei disegni dei progetti territoriali, il lavoro di analisi è giunto all’identificazione della geometria come unico strumento di traduzione e unione di D’Olivo a se stesso e al suo tempo. 

La poliedricità dell’architetto oggetto di studio porta a una naturale inclinazione verso gli approfondimenti multidisciplinari e trasversali, che consentono di aprire un orizzonte fino ad ora limitato, superando le consuete categorizzazioni e attribuzioni, e di restituire una nitida rilettura attraverso la contaminazione delle arti e delle scienze che coesistono sinergicamente. 

La geometria diventa pertanto, non solo linguaggio interpretativo della dimensione compositiva, ma anche un’importante chiave di lettura della confusa anima d’oliviana, contesa tra spigoli e curve, nel vortice di una controllata voragine pittorica.”

 

Un lungo applauso è stato attribuito alla relatrice dai numerosi soci e ospiti presenti alla serata. A porgere il saluto della Città il Sindaco di Lignano, Luca Fanotto  e l’Assessore alla Cultura, Ada Iuri che hanno elogiato il contenuto della tesi svolta dall’arch. Anna Fabris  evidenziando  l’importanza del contributo fornito dall’arch. D’Olivo alla conoscenza e all’affermazione di Lignano come centro turistico balneare di fama internazionale. 

Presenti anche il presidente della “Lignano Sabbiadoro Gestioni spa” Manuel Rodeano e il presidente della “Lignano Pineta spa”, Giorgio Ardito che hanno a loro volta espresso il plauso alla relatrice insieme con il doveroso ricordo dell’opera del grande architetto friulano Marcello D’Olivo.

A chiusura, di particolare rilievo l’intervento di Antonio D’Olivo che, nel tratteggiare la figura del padre Marcello, autore di opere di straordinaria importanza per dimensioni e qualità, ha ricordato che il padre amava ripetere: “La natura è dominata da curve. Io sono un lavoratore della matita e il mio tratto deve essere un’architettura di curve. Per rispetto verso la natura e l’architettura”.

 cav-ef