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IL PRESEPE DI LIGNANO: SOLO SABBIA E ACQUA PER RENDERE QUOTIDIANA L’ETERNITÀ

12 DICEMBRE 2020

LA VISITA GUIDATA DEL CLUB ALL’OPERA CHE CONSENTE A LIGNANO IN FIORE DI RACCOGLIE FONDI PER MOLTEPLICI INIZIATIVE UMANITARIE

Realtà sociale eterogenea che vive di turismo balneare, Lignano diventa durante l’estate la più popolata e vivace città del Friuli per poi ripiegare, in inverno, in una quasi surreale sensazione di solitudine e di vuoto. Da qui l’idea originaria di “Lignano in Fiore” – cui ha dato seguito l’associazione costituita ad hoc “Dome aghe e savalon d’aur”- di aggregare i Lignanesi “invernali” attorno ad un progetto di comunità che potesse perdurare anche oltre il “tempo artificiale della vacanza” (e delle attività economiche). Si è pensato che il Natale, simbolo di raccoglimento, di riflessione, di condivisione e di vita rinnovata potesse fungere da catalizzatore per una nuova sensibilità collettiva. È stato immaginato, quindi, un Presepe fatto solo ed esclusivamente con la sabbia e con l’acqua marina, elementi costitutivi e caratterizzanti del territorio e della realtà lignanese. Così, dal Natale 2004 un materiale “povero” quale la sabbia originata dalle montagne friulane e dalla tessitura antica del mare, del vento e del Tagliamento, grazie alla magia di mani sapienti, dà forma al racconto della Natività «diverso tutti gli anni e tutti gli anni uguale».

Sin dagli esordi, inoltre, grazie alle offerte libere dei visitatori, sono stati raccolti fondi a sostegno di diversi progetti di solidarietà sociale, con sensibilità particolare verso i bambini di alcune comunità dell’Africa; del sostegno alla ricerca e alla cura delle neoplasie infantili dell’Ospedale Burlo Garofolo di Trieste, e alla comunità di Amatrice colpita dai devastanti eventi sismici di qualche anno fa. Mentre all’orizzonte si sta (sia pure timidamente) affacciando il nuovo, sfidante progetto di “Fattoria Sociale” (o comunque una qualche struttura con carattere di residenzialità) al servizio della Bassa e dell’intera Regione: un luogo protetto e pieno di vita dove poter sperimentare l’accoglienza e l’integrazione per bambini e ragazzi in difficoltà, diversamente abili ed emarginati. Passo dopo passo, con lo stupore delle stesse associazioni organizzatrici, il numero dei visitatori si è attestato tra le 50.000 e le 70.000 unità per ciascuna edizione del Presepe. Merito senz’altro della bravura degli artisti che, provenienti da ogni parte del mondo e coordinati dall’Accademia della Sabbia di Roma, sanno estrarre dall’acqua e dalla sabbia vere e proprie sculture capaci di un’autentica poesia formale e merito forse anche dei temi scelti.

I primi presepi vivevano nelle più svariate ambientazioni: da quelle classiche del presepe napoletano, a quelle ‘locali’ della Laguna di Marano con isole, barene, reti, pescatori al posto dei pastori e la Natività collocata su un bragozzo. Mentre dal 2016 si è tentato di esperire temi mirati a suscitare almeno un po’ di riflessione su importanti questioni etiche, civili, ecologiche e storiche: terremoto, esodo nel centenario di Caporetto e del Primo conflitto mondiale, migrazioni, l’ambiente nel Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi. Da ultima la sfida della Genesi su cui è incentrato il Presepe di Sabbia del Natale 2019. E non si tratta certo di trasgressioni, perché il presepio – come dice l’antropologo Marino Niola – «È il Vangelo in dialetto. È la Natività di Cristo spiegata al popolo che la ripete con parole sue. E la trasforma in tradizione locale, memoria famigliare, teatro popolare. Ecco perché ogni paese ne fa la rappresentazione di se stesso».

Nel silenzio rotto dalla voce inquieta del mare di un piovoso crepuscolo di dicembre, è stata insieme emozionante e straniante per un folto gruppo di Rotariani l’immersione nella candida tensostruttura allestita sulla spiaggia accanto alla Terrazza di Sabbiadoro, dove, su una superfice di 400 metri quadrati si snoda quest’anno il racconto per immagini dell’ illud tempus in cui tutto ebbe inizio. Sono i giorni della Creazione evocati dai primi passi della Genesi, il peccato e il male perpetrato e subito dagli Uomini e un Bambino che nasce «a fare nuovo un mondo vecchio e stanco» grazie al «SI» pronunciato da un’umile ragazza di Nazareth, che ha riscattato la caduta di Eva.

Il gruppo Rotary è stato accolto e accompagnato lungo il percorso dal presidente dell’associazione organizzatrice, il dott. Mario Montrone e da Ivana Battaglia bibliotecaria storica di Lignano.

Sono serviti circa 350 metri cubi di sabbia, compattati per mezzo di casseforme in poderosi blocchi (cui fa da collante solo l’acqua di mare), per creare le meravigliose opere del Presepe di Sabbia, ideato da Dome aghe e savalon d’aur (direzione artistica di Patrizia Comuzzi), con il sostegno del Comune di Lignano Sabbiadoro, in collaborazione con Lignano in Fiore Onlus e Lignano Sabbiadoro Gestioni, e alla cui gestione collaborano oltre duecento volontari delle diverse associazioni Lignanesi.

Come ricordato, tema del Presepe di Sabbia 2019 è Genesi: all’origine dell’Amore. Nella stanza buia, all’inizio del percorso un’installazione video ricrea il fiat lux primigenio, quella sorta di Big bang trascendente che ha squarciato il silenzio e la tenebra primordiali per far sbocciare l’universo e la vita. Segue quindi la scansione delle giornate della Creazione tradotta in sculture, dove ricorre quale cifra simbolica la costante delle mani ricavate dal celeberrimo dettaglio della Creazione di Michelangelo (1511), parte della decorazione pittorica della volta della Cappella Sistina. Mani che infondono l’anima, avvolgono, abbracciano, salvano, perdonano, proteggono, ma anche mani che scacciano e rimproverano.Il tocco della mano di Dio infonde il soffio vitale ad Adamo; ma accanto a quella di Adamo, c’è un’altra mano: quella di Eva. Nella Genesi (1, 27) sta infatti scritto: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò». Davanti alla quinta michelangiolesca raffigurante il Peccato originale e la Cacciata dal Paradiso campeggia in primo piano – ricavata dal mosaico di Andrea Salvador – l’icastica immagine dell’Urlo, che esprime la disperazione di Eva (con il volto di una donna d’oggi) fissata nell’attimo in cui comprende che oltre il perimetro del Paradiso, la vita degli uomini non sarà più eterna, bensì segnata dalla finitudine. A seguire le sculture di Caino e Abele, raffigurati in abiti contemporanei sullo sfondo di una moderna megalopoli i cui grattacieli, stagliandosi alti nel cielo, quasi lo oscurano a simboleggiare la mancanza di luce e di respiro. Caino agricoltore stanziale è, infatti, biblicamente “costruttore di città”: luogo “con poco cielo” in cui non cessano di scatenarsi gli odî e le invidie tra gli uomini.Segue una mirabile riproduzione del Diluvio Universale di Gustav Dorè: nel mare in tempesta Noè, con la sua Arca, porta in salvo il creato. E il riferimento ai drammatici episodi contemporanei si attiva spontaneamente. Quindi la Torre di Babele: trasposizione iconografica della superbia umana che porta alla totale incomunicabilità e incomprensione tra gli individui, i gruppi e le nazioni, germinata dall’atavica propensione dell’Uomo a “forare le nuvole” per raggiungere Dio e sostituirsi a Lui. Nella visione cristiana sarà invece Dio a scendere umilmente in terra facendosi Uomo e donandosi per la salvezza dell’Umanità: l’altra faccia della Torre di Babele-Ziggurat è rappresentata, infatti, dalla monumentale immagine del Ritorno del figliol prodigo di Rembrandt.Snodo di congiunzione tra il Vecchio e il Nuovo Testamento è Maria, nuova Eva, elaborazione della magnifica immagine tardo-quattrocentesca dell’affresco absidale della chiesetta di Santa Maria, traslata nel 1965-’66 dalle rive del Tagliamento a Bevazzana e ricostruita pezzo per pezzo nella pineta del complesso delle Colonie allora EFA-ODA. Se Eva è madre di quell’umanità che si allontana da Dio, Maria è madre di Gesù e, per suo tramite, madre di un’umanità rigenerata. Dispensatrice di Amore, Maria tiene in braccio la Salvezza. Quello che Eva aveva tolto, ora Maria ridona. Al termine del percorso sono raffigurati di sfondo Maria e Giuseppe, i “genitori” per antonomasia, che donano il loro Bambino all’umanità: un Bambino-Dio che scende per abbracciare ed essere abbracciato e che si rivolge a tutte le persone “di buona volontà”. Quel Dio che in principio ha plasmato Adamo con la polvere del suolo si fa lui stesso polvere di questo suolo. Il vasaio diventa lui stesso argilla di un piccolo vaso, fragile e bellissimo. Colui che ha camminato su tappeti di galassie si fa piccolo e ricomincia da Betlemme, da una mangiatoia. Colui che ha separato luce e tenebra, firmamento e terra sceglie di attraversare i chiaroscuri dell’esistenza umana. Una mega-scultura a tutto tondo mostra due mani accoglienti e protettive sulle quali è adagiato un neonato (la Genesi continua, infatti, in ogni creatura al mattino della propria vita). Come ogni figlio d’uomo che nasce, Gesù vivrà solo se qualcuno si prenderà cura di lui, vivrà solo perché amato. Quel gesto afferma allora lo scandalo di un Dio che si mette nelle nostre mani, vivrà se gli Uomini lo amano.

Dio nella piccolezza: è questa la forza dirompente del Natale che il Presepe di Sabbia ha tentato di affermare per immagini.