26 DICEMBRE 2020
UN INVITO A RIFLETTERE SUI VALORI PIÙ VERI ED A PRENDERSI CURA DI QUALCOSA O DI QUALCUNO.
25 Dicembre 2020
Qui di seguito, per i soci che non hanno potuto ascoltarle e per ricordarle, le parole di Don Angelo,
Ho pensato di proporvi questa sera alcuni pensieri che mi sono passati nella mente e nel cuore all’approssimarsi di questo difficile e strano Natale.
Vorrei partire da una poesia di David Maria Turoldo, grande poeta friulano. Ci riporta in un tempo lontano quando il Natale era ancora un evento magico, ricco di spiritualità, capace di far sognare i bambini e di lasciare un segno profondo nella vita delle persone e delle comunità.
“Ma quando facevo il pastore
allora ero certo del tuo Natale.
I campi bianchi di brina,
/ campi rotti dal gracidio dei corvi
nel mio Friuli sotto la montagna,
erano il giusto spazio alla calata
delle genti favolose.
I tronchi degli alberi parevano
creature piene di ferite;
mia madre era parente
della Vergine,
tutta in faccende,
finalmente serena.
Io portavo le pecore fino al sagrato
e sapevo d’essere uomo vero
del tuo regale presepio”
Questa poesia mi riporta ai natali della mia infanzia, avvolti in una coltre di tradizioni che si perdevano nella notte dei tempi e che non esistono più. Nel mutare del tempo è venuto meno anche quel senso di desiderio e di attesa che il Natale portava con sé.
Da bambino aspettavo nella gioia questa festa. Ogni sera in chiesa c’era l ‘antico canto aquileiese del “Missus” con l ‘organo che suonava solennemente con tutti i ripieni “Et homo factus est venite adoremus”.
Oggi non c’è più la comunità e ognuno aspetta, con la sua famiglia e non c’è un’aria serena di festa, ci sono pochi pensieri, poche riflessioni, poche letture, poco silenzio, poca preghiera.
La mia era una famiglia modesta… non ricevevo tanti regali ma aspettavo con trepidazione l ‘alba del venticinque dicembre. Al risveglio, in casa c’era un intenso profumo di abete e di mandarino… …piccoli doni, segni del grande regalo che è Gesù, la scialuppa di salvataggio dell’essere umano, spesso in balia delle tempeste della vita.
Poi, lentamente tutto è cambiato e del natale sono rimaste solo le luci che accompagnano
i riti di questo tempo: gli acquisti. Si è però accesa anche la grande luce della solidarietà.
Aveva ragione Trilussa nella sua poesia “Er Presepio”….e scusate se il mio romanesco non è perfetto!
“Ve ringrazio de core, brava gente, pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v ‘odiate, si de st ’amore non capite gnente…
Pé st ‘amore sò nato e ce sò morto, da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce sperduta ner deserto, senza ascolto.
La gente fa er presepe e min me sente; cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però eia er core freddo e indifferente e min capisce che senza l ’amore è cianfrusaja che nun cià valore.”
Ecco, qual è la povertà di oggi: manca un’anima, una dimensione spirituale che sorregga e dia un senso non solo al Natale ma a tutte le esperienze, a tutta la vita. Purtroppo, l’appiattirsi sulle cose materiali, impoverisce l’umanità e qualche volta la ferisce.
Mi ha colpito tempo fa un discorso contro i tagli alla cultura tenuto da Viktor Hugo all’assemblea costituente francese nel 1848.
“Nessuno più di me, signori, è consapevole delta necessità di ridurre il bilancio; tuttavia, a mio parere, il rimedio alle difficoltà delle nostre finanze non è in qualche economia meschina e odiosa; …. …Faccio appello alla vostra coscienza, faccio appello ai sentimenti di tutti voi, qual è il grande pericolo della situazione attuale? L ‘ignoranza. L ‘ignoranza più ancora che la miseria.
Si provvede all’illuminazione delle città, si accendono tutte le sere, ed è cosa giusta, i lampioni agli incroci e nelle piazze pubbliche; quando dunque si capirà che la notte può scendere anche nel mondo morale, e che bisogna accendere delle fiaccole per le menti?
Un male morale, un male morale profondo ci affligge e ci tormenta.
Questo male morate, strano a dirsi, non è altro che l’eccesso di tendenze materiali.
Ma se io voglio ardentemente, appassionatamente, il pane per I ‘operaio, il pane per il lavoratore, che è mio fratello, a fianco del pane per la vita, voglio il pane del pensiero, che è anche il pane della vita. Voglio moltiplicare il pane dello spirito come il pane del corpo…
Ebbene, il grande errore de! nostro tempo, è stato di indirizzare, dico anche di più, di piegare lo spirito degli uomini verso la ricerca del benessere materiale, e di distoglierlo di conseguenza dal benessere religioso e dal benessere intellettuale.
Bisogna, signori, porre rimedio al male; bisogna elevare, per così dire, lo spirito dell’uomo…
Per arrivare a questo obiettivo, signori, che cosa bisogna fare?
Proprio il contrario di ciò che hanno fatto i precedenti governi; bisognerebbe moltiplicare le scuole, le cattedre, le biblioteche, i musei, i teatri, le librerie.
Bisognerebbe moltiplicare i luoghi di studio per i bambini, i luoghi di lettura per gli uomini,
tutte le organizzazioni, tutte le istituzioni in cui si medita, in cui si istruisce, in cui ci si raccoglie, in cui si impara qualcosa, in cui si diventa migliori; in una parola, bisognerebbe far entrare dovunque la luce dello spirito nel popolo; perché è a causa delle tenebre che si perde.”
Quello di quest’anno, inevitabilmente, è un Natale molto strano. Molti dicono che ci è stata tolta la normalità del Natale.
lo preferisco dire che il natale 2020 sarà diverso.
Sarà un natale all’insegna della paura…c’è tanta paura in giro! Troppi sono i morti, i malati, i letti occupati nelle terapie intensive, le persone sole e le incertezze per il futuro. E poi non potremo abbracciarci, non ci saranno le grandi tavolate attorno alle quali si assapora insieme la dolcezza del Natale.
Ma spero di non scandalizzarvi se vi dico che sarà un Natale più vero.
Si perché al Natale è successo quello che è accaduto alla Madonnina seicentesca della chiesetta di san Zaccaria a Lignano. Anni fa, qualcuno aveva voluto ridipingere con colori vivaci il volto di Maria, le sue labbra le sue sopracciglia. E poi qualcuno l’ha rivestita con un vaporoso vestito da sposa!…
…alla fine, non c’era più la Madonnina creata da tanti anni fa da un anonimo artista!
La festa per la nascita di Gesù, momento splendido e magico in cui il Cielo e la terra s’incontrano, in cui Dio viene ad abitare nella terra e nel cuore dell’uomo…questa festa è stata appesantita e offuscata da tanti inutili orpelli e tante persone hanno dimenticato perfino chi sia il festeggiato.
Pensate allo stress degli acquisti, degli auguri e dei regali natalizi… Pensate a tutte le manifestazioni, saggi, cene, concerti, feste e cerimonie natalizie. Personalmente sono arrivato al Natale sempre stremato! Non rimpiango per nulla questo modo di vivere una festa che è stata svuotata del suo vero significato.
Ecco, quello di quest’anno sarà un natale più sobrio, più povero più simile all’originale e quindi più vero!
Vado a concludere leggendovi l’augurio di Tonino Bello, un grande vescovo, un grande sognatore!
Buon Natale (Tonino Bello)
«Buon Natale, amico mio: non avere paura. La speranza è stata seminata in te.
Non avere paura. amico mio.
Il Natale ti porta un lieto annunzio: Dio è sceso su questo mondo disperato.
E sai che nome ha preso? Emmanuele, che vuol dire: Dio con noi.
Coraggio, verrà un giorno in cui le tue nevi si scioglieranno, le tue bufere si placheranno,
e una primavera senza tramonto regnerà nel tuo giardino, dove Dio verrà a passeggiare con te.
Anch’io vi auguro buon Natale e lo faccio adoperando le parole di Padre Ermes Ronchi che, in sordina, ha inaugurato quest’anno il presepio di sabbia.
“Dobbiamo vivere questo ultimo tratto d ‘Avvento con attenzione,
dobbiamo vegliare e vegliare non vuol dire star su di notte
ma prendersi cura di qualcosa, di qualcuno,
prendersi cura anche di un frammento, di una piccola cosa.
Noi siamo ciò di cui ci prendiamo cura.
E poi che ci sia qualcuno che possa godere della nostra cura
e noi godere della bellezza…della bellezza degli occhi delle persone, del mare,
del Signore che viene sulla terra come un bacio.”
Ecco, Gesù è Dio caduto sulla terra, come un bacio
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