ABBANDONIAMO LA LOGICA DEI NUMERI E AFFIDIAMOCI ALLA QUALITÀ
In questi ultimi mesi l’attenzione di tutti è stata attratta, giustamente, dalla drammatica pandemia di Covid-19. I dati diffusi ogni giorno sul numero dei contagiati e dei decessi e le notizie degli effetti disastrosi sul sistema economico hanno fatto passare in secondo piano ogni altro problema.
Eppure altri fatti, altre epidemie, hanno sconvolto la quotidianità di questi mesi. Non è passato giorno che la cronaca non abbia riportato fatti e comportamenti sconcertanti, irreali, assurdi e inconcepibili. I dissesti e le cronache giudiziarie delle ultime settimane rivelano un mondo desolante e, per certi versi, fino ad oggi, sconosciuto ai più.
Ne sono esempi, eclatanti e di gravità inaudita, gli scandali nel mondo giudiziario e quanto avvenuto in ambienti vaticani. Oggi sono radicalmente sconvolte tutte le relazioni esistenziali, in campo economico, sociale e scientifico e tutti i sistemi di riferimento e i modelli di orientamento ai quali ci siamo affidati per anni.
Oggi c’è il rischio reale di una società senza principi che obbedisce unicamente alle leggi della dura competizione, del successo, del potere e dell’ingordigia. Emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista, se non nemico, di ciascuno.
Questo “soggettivismo” esasperato ha minato le basi della società, l’ha resa fragile, senza punti di riferimento, l’ha resa, come definita da Bauman, liquida. Si perde la certezza del diritto (gli ultimi scandali hanno minato la credibilità della magistratura) e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato l’apparire a tutti costi e dall’altro avere dei valori personali, non necessariamente condivisi: ognuno sceglie ciò che gli sembra giusto al momento o, più semplicemente, ciò che più gli conviene.
Brancoliamo nel buio, tra un’inevitabile visione globale della società, dell’economia, della giurisdizione, e rivendicazioni identitarie, territoriali, politiche ed economiche nazionaliste, se non addirittura localiste e personali.
Questo rischio può essere fermato solo mediante il rispetto dei diritti sociali e civili, il rispetto e l’esercizio di valori universali e condivisi, il rispetto reciproco. A perseguire questo obiettivo sono chiamati a operare tutti i Global Player, dalle religioni alle grandi istituzioni, dalle organizzazioni e gli organismi mondiali a tutte le principali organizzazioni non profit e, dunque, anche il Rotary.
Quindi oggi, più che mai, il Rotary, come nel 1905, ha il dovere di riprendere a parlare di valori e di principi. E deve farlo senza false remore e senza ingiustificato disagio. È un servizio da rendere ai giovani e ai Paesi emergenti. Un servizio non in senso astratto, ma come mezzo per contribuire al miglioramento della società. Il rotariano di oggi deve preoccuparsi e occuparsi maggiormente anche del mondo reale che lo circonda, travagliato da molti mali: da un declino diffuso dei valori fondamentali, dalla decadenza generalizzata e legittimata dei comportamenti e dei costumi, da una crescente e dilagante criminalità, dal trionfo dei falsi modelli, dei falsi miti e dei non meriti, dall’egoismo.
La vera identità del Rotary è quella di una associazione al servizio e in difesa della società e i rotariani devono assumere questa responsabilità, individualmente e come membri dell’Associazione, per promuovere l’assimilazione dell’etica rotariana nella vita politica e amministrativa del Paese; per creare, in campo sociale, quella immunità di gregge – tanto cara, in campo medico, agli infettivologi – che contrasti il diffondersi del decadimento dei valori, del malcostume e del malaffare.
Per conseguire questo ambizioso obiettivo il Rotary ha bisogno dell’impegno di ogni singolo rotariano. È necessario che il singolo si impegni a portare – con forza, determinazione, senso del dovere, ma anche con umiltà – alla società che lo circonda, le proprie competenze, il proprio bagaglio di valori etici e, soprattutto, il proprio esempio perché, come insegna Albert Schweitzer, medico, filantropo e musicologo, l’esempio non è il miglior modo di esercitare un’influenza sugli altri: è il solo! È fondamentale, allora, essere di esempio e di ispirazione agendo sempre e in ogni campo, con coerenza e convinzione, nel rispetto dei valori fondanti del Rotary, valori universali e non negoziabili.
Questa avvincente avventura richiede forte investimento di umanità e di passione etica. Parlare di valori, di principi e di etica non è mai molto popolare, neanche al Rotary: si ritiene che siano temi triti e ritriti, ampiamente risaputi e scontati. Ma non è così. Purtroppo, anche da noi, ci sono, per così dire, “mele ammaccate”. Quando pensiamo alla crescita dell’effettivo, abbandoniamo la logica dei numeri e affidiamoci alla logica della qualità perché, ricordiamolo, la quantità è quasi sempre a discapito della qualità. Evitiamo la ricerca affannosa di nuovi iscritti perché iscritti a un club Rotary ce ne sono già tanti, troppi, più di quanto sia lecito pensare.
Non limitiamoci a cercare persone di buon carattere e di buona reputazione negli affari e nella professione, come recita il Code of Policies, perché queste caratteristiche non bastano.
Occorrono persone che vogliano darsi da fare per capire e valutare con capacità di giudizio e sappiano indicare che cosa e come fare, persone che siano capaci di esercitare la leadership attraverso il servizio e l’amicizia, che siano aperti alle diversità, che sappiano vivere la quotidianità all’insegna dell’etica, dell’onestà e del bene comune. Occorrono, in altre parole, rotariani veri.
Fonte Rivista rotary Giugno 2020