23 LUGLIO 2020
GLI ELEMENTI PER GUSTARE APPROFONDITAMENTE LA MOSTRA DI UN GRANDE ARTISTA DEL RINASCIMENTO ITALIANO
In occasione della procrastinazione al 30 agosto 2020 della data di chiusura della Mostra romana “Raffaello 1520-1483” il Rotary Club Lignano Sabbiadoro Tagliamento, nella riunione di caminetto del 21 luglio 2020, ha avuto l’onore di ospitare come relatrice, nella suggestiva cornice della Terrazza a Mare, la dott.ssa Francesca Reginato. E’ stata una piacevole serata nel corso della quale i numerosi soci e ospiti presenti, anche in videoconferenza, hanno avuto modo di conoscere in modo più approfondito l’artista urbinate e di ricevere un percorso di accompagnamento per quanti si troveranno nella condizione di visitare la mostra presso le Scuderie del Quirinale.
Raffaello è stato una delle figure di riferimento del Rinascimento Italiano che grazie alla sua genialità, perspicacia, talento e “sprezzatura” cortigiana ha accompagnato l’arte italiana nel Manierismo.
Dimenticato dalla critica per oltre tre secoli dopo la sua prematura morte a 37 anni, solamente fra Ottocento e Novecento è incominciata la sua forte rivalutazione critica che ha ispirato artisti e riportato in auge la figura di un artista molto complesso e avvolto in una aurea di divinità.
La mostra si apre proprio con la sezione (in tutto dieci nella mostra) dedicata alla morte dell’artista nel 1520, di cui quest’anno ricorrono i 500 anni, per proseguire a ritroso nella vita dell’Urbinate fino agli anni della formazione presso la ricchissima e raffinata corte dei Montefeltro.
Nato nel 1483 a Urbino da Giovanni Santi, già Maestro consolidato presso la corte di Federico da Montefeltro, Raffaello cresce letteralmente fra i colori e gli odori della bottega del padre rubando con gli occhi tutto quello che accadeva nella laboriosa officina sita al piano terra della loro abitazione, oggi sede della sua casa-museo.
La sua grande affermazione avviene con le prime importanti commissioni presso la corte di Urbino tanto da essere chiamato MAGISTER a soli 17 anni, una età talmente giovane che ha fatto riflettere molti critici, fra cui Giorgio Vasari, sulla vera natura talentuosa e geniale del giovane.
La sua formazione avviene quindi fra Urbino, Perugia e Città di Castello con la prima collaborazione, dopo la morte prematura del padre, presso la bottega del Perugino, nel quale però la critica non è concorde nel riconoscerlo come figura del Maestro di Raffaello. Dalle prime opere di carattere sacrale si nota immediatamente come il giovane avesse superato di gran lunga la lezione pittorica di Pietro Vannucci (rif. ”Sposalizio della Vergine”) dando esempio di grande evoluzione tecnica e iconografica.
Sentendone la viscerale necessità si trasferisce, dal 1504 al 1508, in quella che era la culla italiana della innovazione pittorica: la città di Firenze.
Siamo nel periodo della Repubblica del Gonfalone Pier Soderini e in città stanno lavorando gomito a gomito Leonardo e Michelangelo. Da loro Raffaello impara e fa sua la lezione di questi grandi artisti; in maniera del tutto personale ripropone sulla tela ritratti di importanti fiorentini e Madonne con bambino che riflettono la componente compositiva e psicologica rubata a Leonardo e il grande dinamismo e prestanza fisica dei corpi michelangioleschi.
Dal 1508 alla fine prematura dei suoi giorni Raffaello è a Roma, i suoi committenti principali sono i Papi Giulio II° della Rovere e Leone X° Medici. Fortemente voluto da entrambe le autorità pontificie Raffaello arriva a Roma preceduto dalla sua fama ormai consolidata di giovane genio e la grande quantità di lavori a lui richiesti lo mette nella necessaria posizione di circondarsi di collaboratori.
Giovanni da Udine, Giulio Romano, il Sodoma sono solo alcuni dei nomi degli artisti che parteciperanno alla grande ascesa di Raffaello prima come suoi collaboratori e poi diventando amici intimi dell’artista che, a differenza ad esempio di Michelangelo, aveva intuito che era proprio la fraterna collaborazione con altri colleghi a rendere i suoi lavori migliori.
Sono questi gli anni delle Stanze Vaticane, degli Arazzi della Sistina, della commissione come architetto del cantiere della Basilica di San Pietro, dei progetti delle ville fiorentine e romane che richiamano la grande eleganza dell’arte classica che Raffaello prendeva come metro di misura per le sue opere architettoniche.
A Roma verrà anche nominato Conservatore di Antichità e, per la prima volta, si affaccia nella storia quella figura professionale che poi verrà esaltata nei secoli successivi del protettore dei monumenti e delle opere antiche che devono essere preservate dal tempo e dalla incuria.
Sono infine gli anni della grande amicizia con Agostino Chigi, il banchiere più ricco del suo tempo, con Castiglione Baldassarre, l’intellettuale più raffinato della corte papalina e con Pietro Bembo, il letterato che scriverà l’epitaffio celebrativo sul luogo di sepoltura del Sanzio.
In questo periodo Raffaello ci svela anche i suoi lati più intimi e personali con i meravigliosi ritratti iconici della Velata e della Fornarina, le sue donne amate e amanti che tanto si discostavano dalla precedente iconografia delle Madonne ma che ci rivelano gli aspetti più tumultuosi di un ardente uomo che amava profondamente i piaceri della vita che hanno costellato i suoi ultimi anni romani.
La relazione della dott.ssa Reginato, arricchita dalla proiezione di numerose e interessanti slides, si è conclusa con le parole del Bembo che ancora oggi ritroviamo sulla tomba di Raffaello, sepolto nel Pantheon di Roma, chiesa che l’Urbinate amava profondamente per la sua stretta filiazione al mondo dell’antichità romana e che rivelano la vera essenza del classicismo della pittura raffaellesca:
6 aprile 1520: “qui giace Raffaello da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire.”